La de-globalizzazione dell’industria automobilistica
La globalizzazione è un network di processi economici, sociali, politici e culturali che attraversano i confini nazionali. Nel corso della storia, abbiamo assistito a un incremento del commercio internazionale, di governance sovranazionale e di condivisione di tecnologie. La globalizzazione ha permesso la creazione delle Global Value Chains, ovvero catene di fornitura e produzione frammentate tra diversi luoghi, rese possibili dalla specializzazione dei paesi. Le aziende scelgono i luoghi di approvvigionamento o manifattura in base ai costi minori, per essere più efficienti e competitive. Di conseguenza, la globalizzazione porta vari benefici, quali innovazione, comunicazione e crescita economica, supportata dall’aumento della produttività.
Ad oggi, assistiamo alla de-globalizzazione, che consiste nella riduzione delle connessioni finanziarie ed economiche tra paesi. Gli eventi che disturbano l’economia mondiale inducono le aziende ad avvicinare le catene di fornitura e ridurre le Global Value Chains. Questo viene svolto tramite il nearshoring, il trasferimento della produzione o della fornitura in paesi più vicini, il reshoring, il trasferimento nel proprio paese, e il friendshoring, il trasferimento in nazioni alleate. Negli ultimi anni, svariate crisi globali hanno creato disturbi alle catene di fornitura, riducendo la crescita del commercio internazionale (grafico sopra rappresentato). Innanzitutto, la pandemia ha causato la chiusura di fabbriche e la difficoltà dei trasporti. Inoltre, la guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno incrementato i costi di produzione, e ridotto l’accesso delle aziende al mercato russo. Infine, le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno portato all’aumento dei dazi. L’industria automobilistica è stata particolarmente influenzata da questi eventi. La chiusura della Cina e la carenza di semiconduttori hanno portato i produttori di auto a ridurre la propria dipendenza dal paese, nonostante il rischio di aumento dei costi spostando la produzione. Per esempio, Volkswagen ha reindirizzato la propria attenzione sugli Stati Uniti, con lo scopo di raddoppiare la propria quota di mercato concentrandosi sui veicoli elettrici. Recentemente, gli Stati Uniti hanno discriminato le aziende automobilistiche estere tramite l’Inflation Reduction Act. Il decreto riduce la capacità delle aziende europee, che ad oggi esportano $39 miliardi di automobili al paese, di competere con quelle americane. Questo ambiente protezionistico potrebbe tutelare le aziende dalla dipendenza dai mercati esteri e da rischi geopolitici. Ad ogni modo, diminuisce il commercio internazionale, aumenta i costi e riduce efficienza e competizione, limitando i benefici della globalizzazione. Questa settimana, il Fondo Monetario Internazionale ha specificato nella sua relazione sulla crescita mondiale che le nazioni devono sforzarsi per mantenere l’integrazione dell’economia globale.
Fonti: McKinsey, Forbes, NS Partners, The Wall Street Journal, The Economist, World Economic Forum, FMI
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 14.04.2023
- Panoramica macro
- La de-globalizzazione dell’industria automobilistica
- La Cina chiama gli investitori esteri
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