Vinfast, l’anti-Tesla?
A metà del mese di agosto il produttore vietnamita di veicoli elettrici, Vinfast, si è quotato sul Nasdaq, toccando nel primo giorno di contrattazioni una capitalizzazione di mercato pari a $85 miliardi, quasi il doppio di quella di Ford e General Motors. Nelle settimane seguenti, la rapida salita del prezzo delle azioni ha poi portato il costruttore a valere ben $190 miliardi (più di Ford, General Motors e Volkswagen messe insieme). Nonostante le prospettive incoraggianti, i numeri della società raccontano però un’altra storia. Quest’anno Vinfast, che non ha ancora ottenuto un profitto, si aspetta di produrre un numero molto esiguo di vetture, circa 50mila, mentre ne ha consegnate solo 3mila nel Nord America. A confronto, basti considerare che General Motors ne ha vendute ben 5,9 milioni in tutto il mondo nel solo 2022. Il produttore vietnamita si è quindi lanciato in un mercato difficile, ma mira a cavalcare il trend delle auto elettriche nonostante abbia qualche anno di ritardo rispetto ai competitor. D’altra parte, la dinamicità dell’azienda riflette quella del suo Paese di origine, il Vietnam, che conta quasi 100 milioni di abitanti e il cui PIL nel 2022 è cresciuto dell’8%. Vinfast mira quindi ad espandersi nel mercato domestico, in aggiunta a quello europeo e americano, e per farlo ha acquistato ad Hanoi un sito produttivo da GM mentre un altro, da ben $4 miliardi, è attualmente in costruzione nel nord del Paese.
Nonostante ciò, il prodotto giusto non basta per avere successo in un settore così competitivo. Inoltre, la globalizzazione e il Just-In-Time impongono catene di fornitura all’avanguardia, mentre i margini per vettura sono sempre più esigui. A fare la differenza è quindi quell’ecosistema “smart” che ormai sta dietro al possesso di un veicolo del XXI secolo, a partire da un’efficiente infrastruttura di colonnine di ricarica. In Europa l’accoglienza del marchio è stata però molto positiva, grazie soprattutto ad un design accattivante e più vicino ai gusti Occidentali, opera delle aziende italiane Pininfarina e Torino Design. Tuttavia, anche la meccanica è di primissimo ordine, con la componentistica fornita dall’austriaca Magna Steyr, mentre le batterie sono prodotte in collaborazione con la taiwanese ProLogium, pioniere degli accumulatori allo stato solido. Proprio quest’ultimo potrebbe rivelarsi un vantaggio competitivo notevole in quanto questa nuova tecnologia garantisce maggiore autonomia e più sicurezza rispetto a quelle agli ioni di litio. Le prospettive di crescita sono ottimiste, ma la conferma del successo di Vinfast sarà tangibile solo se rispetterà gli ambiziosi piani sulla produzione, stimata a circa 500mila vetture l’anno entro il 2025.
Fonti: Financial Times, Reuters, Bloomberg.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 08.09.2023
- Panoramica macro
- Vinfast, l’anti-Tesla?
- Tassi elevati a lungo termine anche nei mercati emergenti
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