Un’alternativa per nutrire il mondo
Secondo l’Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, in tutto il mondo almeno 735 milioni di persone non hanno abbastanza cibo per sfamarsi. La questione si complica se si pensa che la popolazione mondiale è in continuo aumento a ritmi vertiginosi, mentre si stima che, entro il 2050, le calorie pro-capite necessarie al fabbisogno umano saliranno di circa il 60%. Ecco dunque che gli obiettivi messi in luce dal settore dell’Agritech diventeranno sempre più importanti in un’ottica futura in cui, per riprendere la teoria Malthusiana, la popolazione cresce in progressione geometrica mentre le risorse (alimentari) si attengono a quella aritmetica, determinando una cronica scarsità delle seconde sulla prima. In questo mercato, che si sta espandendo molto soprattutto a livello del Venture Capital, si stanno inserendo anche colossi dalle radici ben più consolidate. Anglo American, società mineraria sudafricana, conosciuta per essere una delle principali produttrici di diamanti tramite la controllata De Beers, ha deciso di puntare ben $9 miliardi per lo sviluppo di una miniera vicino a Whitby, Inghilterra, per l’estrazione della polialite, un fertilizzante che promette di incrementare esponenzialmente la produttività del terreno. La polialite contiene infatti potassio, ma anche calcio, zolfo e magnesio, tutti elementi chimici essenziali per la crescita e la robustezza delle piante, mentre, al contrario dei comuni fertilizzanti, è povera di cloruri, composti che possono ridurre la fertilità del suolo. Il vantaggio principale è quello di avere un generale effetto positivo dato dalla combinazione di più elementi in un unico prodotto. Al contrario, i comuni concimi (azotati, fosfatici o a base di potassio) permettono al terreno di aumentare la resa grazie ai propri macronutrienti, ottenendo un maggiore rendimento per ettaro, ma spesso necessitano di un’azione combinata tra prodotti diversi, incrementando quindi i costi.
Anglo American riconosce però che la questione non è semplice. Sta puntando su un settore ben consolidato, dominato da aziende come Uralkali, che in alcuni prodotti opera in regime di quasi monopolio. La scommessa potrebbe però rivelarsi vincente. Infatti, secondo alcuni studi, utilizzando la polialite la produttività del terreno aumenterebbe tra il 3 e il 5% in più rispetto ai normali fertilizzanti. Ecco che l’azzardo di Anglo American aprirebbe quindi ad un incremento sostanziale dei ricavi nel giro di pochi anni. Profitti e sostenibilità arriverebbero quindi a coincidere, anche se l’aumento della produttività non deve innescare esternalità negative sulle terre arabili.
Fonti: Bloomberg, Financial Times.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 01.12.2023
- Panoramica macro
- Un’alternativa per nutrire il mondo
- Quanto possono crescere le Big Tech?
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