Midterm Elections, cosa aspettarci?
Martedì 8 novembre negli Stati Uniti si sono tenute le urne per le elezioni di medio termine. Tale elezioni, in inglese “Midterm elections”, sono votazioni atte ad eleggere i nuovi rappresentanti delle Camere esattamente due anni dopo le elezioni del Presidente.
I Repubblicani stanno ottenendo la maggioranza alla Camera, benché con un distacco molto inferiore a quanto atteso. Mentre al Senato si andrà al ballottaggio; decisiva sarà la Georgia.
Il risultato è molto importante, poiché potrebbe cambiare il paradigma geopolitico e non solo.
Tra i settori che più potrebbero risentire dello scenario politico all’orizzonte c’è sicuramente quello energetico. Infatti, Biden è prossimo all’approvazione di un provvedimento per aumentare le tasse sugli extra-profitti delle società energetiche. Con la Camera sotto il controllo Repubblicano, questo pacchetto di misure non verrebbe effettuato. Non è un caso infatti, che il settore Energy dell’S&P 500 sia stato il migliore durante l’ultima settimana, con un +3.5%, rispetto a una performance dell’intero indice di -1.7%, a fronte di prezzi del petrolio rimasti sostanzialmente stabili. Anche il settore farmaceutico potrebbe ottenere un modesto beneficio dal trionfo Repubblicano; è infatti al vaglio una proposta di legge per ridurre i prezzi dei farmaci con prescrizione. Un po’ meno chiarezza rimane invece nel settore della difesa: se da un lato le società del settore tendono a beneficiare del supporto dei Repubblicani, questi ultimi hanno ribadito l’idea di ridurre il supporto militare in Ucraina. Al di là del risultato delle elezioni, è interessante notare che statisticamente i mesi immediatamente precedenti le elezioni di Mid-term sono sempre stati mediamente negativi per i mercati americani; il periodo immediatamente successivo, invece, si contraddistingue per un forte rimbalzo azionario. Tuttavia, oggi la questione più rilevante per il mercato potrebbe non avere a che fare con le elezioni. Piuttosto a decidere le sorti dei listini è ancora una volta la Fed e il dato sull’inflazione americana di giovedì (il CPI ad ottobre si è attestato al +7.7% annuale contro un +8% previsto). Successivamente all’uscita del dato sull’inflazione, infatti, l’azionario ha accelerato al rialzo (soprattutto i titoli growth), il dollaro si è indebolito e l’euro è risalito sopra la parità.
Fonti: BBC, share.america, il Sole 24 Ore, La Repubblica
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 11.11.2022
- Panoramica macro
- Midterm Elections, cosa aspettarci?
- Investimenti ESG: una soluzione per un mondo migliore?
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