Le attese sui tassi cambiano
Gli operatori finanziari hanno dovuto ricredersi sui tassi di interesse. Risulta chiaro, quindi, che lo scorso dicembre, le aspettative su una rinormalizzazione del costo del denaro erano decisamente troppo ottimistiche. I trader stimavano infatti il primo taglio per Fed e BCE già a marzo e aprile rispettivamente. Nonostante ciò, le previsioni non erano del tutto fuori luogo. L’inflazione è in continuo calo, trend confermato anche dai dati statunitensi sui prezzi, rilasciati venerdì scorso, relativi al PCE Core (Personal Consumer Expenditures), in calo al 2,9%, mentre l’economia americana continua a stupire in positivo, con il PIL del quarto trimestre che è salito del 3,3% su base annuale, battendo le previsioni ferme al 2%. Alla luce di tutto ciò, le condizioni per un ammorbidimento della stretta monetaria restano valide, anche se rimane l’incertezza sul momento esatto. Alcuni analisti sostengono che le banche centrali preferiscano ritardare di qualche mese il tanto atteso pivot piuttosto che tagliare e poi rialzare di nuovo, a causa di un’eventuale ripresa dell’inflazione, atteggiamento, quest’ultimo, che avrebbe un effetto psicologico devastante sulla mente degli investitori.
A far credere che i tagli dei tassi saranno spostati più avanti è stata anche la riunione della BCE la scorsa settimana. L’Istituto monetario di Francoforte ha mantenuto il suo tasso di rifinanziamento al 4,5%, come ampiamente previsto. Nella conferenza post-decisione, tuttavia, Christine Lagarde ha attentamente evitato qualsiasi tipo di riferimento ad una riduzione dei tassi. Nonostante l’atteggiamento cauto, però, gli analisti si aspettano che la BCE sarà una delle più aggressive su questo fronte, a causa delle condizioni macroeconomiche dell’Eurozona, in continuo deterioramento. Al momento, infatti, i tagli previsti nel 2024 sarebbero ben 5, il che porterebbe il tasso di riferimento al 2,5%. A seguire, per la Bank of England sono stimati 4 tagli, fino al 4,15%, mentre per la BNS (Banca Nazionale Svizzera) sono stati scontati tra le 2 e le 3 riduzioni. Intanto, mercoledì scorso, la Federal Reserve ha agito in modo simile, mantenendo il costo del denaro stabile tra il 5,25% e il 5,50% ma indicando che un taglio a marzo è improbabile. Le aspettative del consensus, però, scontano che i tassi di interesse scenderanno entro la metà dell’anno, e questo porterà molti benefici soprattutto sul mercato azionario, ma in special modo a quei titoli sensibili a questo fattore, come quelli growth. Tra questi, i tecnologici, che hanno già intrapreso una risalita straordinaria, restano i favoriti, sostenuti anche dalle prospettive di crescita degli utili legate al macro-trend dell’intelligenza artificiale.
Fonti: Bloomberg, Financial Times, Reuters.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 02.02.2024
- Panoramica macro
- Le attese sui tassi cambiano
- La fine dei combustibili fossili non è vicina
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