Hedge Fund: efficienza dei mercati o rischio globale?
Il settore degli hedge fund è tornato a raggiungere dimensioni molto significative, circa $3,83 trilioni a fine 2022, con i più grandi attori del comparto che ormai sono diventati degli ingranaggi fondamentali per il corretto funzionamento dei mercati, soprattutto grazie alla liquidità e all’efficienza che offrono. Inoltre, la capacità di sfruttare diverse asset class, la regolamentazione meno rigida e le elaborate strategie, permettono a questi fondi di accumulare ritorni sul capitale molto importanti. Per fare un esempio in termini numerici, nel 2022 Citadel, che detiene $62 miliardi di asset in gestione, ha ottenuto ben $28 miliardi di ricavi e $16 miliardi di profitti in un anno di forti ribassi per gli indici azionari, dove l’S&P 500, a confronto, ha perso oltre il 19%, il suo anno peggiore dal 2008. La prima condizione necessaria per garantire questo tipo di profittabilità sta nell’utilizzo di complessi modelli matematici, con cui vengono sfruttate tutte le possibili opportunità di arbitraggio e di vendita allo scoperto. La seconda, più intuibile, è l’utilizzo della leva finanziaria. Proprio qui sorge, infatti, il problema invocato dai regolatori. Alcuni hedge fund operano con denaro preso a prestito per amplificare i profitti, sottovalutando però le possibili distorsioni sui mercati, soprattutto durante i periodi di alta volatilità. La proposta è quindi quella di una maggiore trasparenza ad un settore che però fa della segretezza il suo mantra. Ciò che fa più timore, invece, è l’utilizzo di complesse strategie che coinvolgono i derivati finanziari, non inclusi sui bilanci, che portano alla creazione della cosiddetta leva sintetica. Non ultimo, un altro rischio legato ai derivati è quello che riguarda il margine. Nel caso di un crollo di Borsa subentra la margin call e, nei casi peggiori, i fondi si vedrebbero costretti a liquidare le proprie posizioni per soddisfare le richieste di ricostituzione del collateral da parte dei broker, intensificando quindi i ribassi.
Nonostante ciò, imporre regolamentazioni più stringenti potrebbe dare scarsi risultati. Il controllo delle controparti, infatti, avviene già da parte delle banche che forniscono la leva. Piuttosto bisognerebbe imporre dei limiti all’eccessiva esposizione del settore bancario verso questi fondi. Il ricordo del crollo dei fondi LTCM e Amaranth, e più recentemente di Archegos, è ancora vivido nella mente degli investitori, ma l’efficace monitoraggio di attori ormai così preponderanti sui mercati rende la proposta simile ad un’illusione.
Fonti: Financial Times, Reuters, Bloomberg.
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 15.09.2023
- Panoramica macro
- Hedge Fund: efficienza dei mercati o rischio globale?
- Bank of Japan, l’ultimo samurai
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