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La riapertura cinese e l’inflazione

by Giacomo Calef

La riapertura cinese e l’inflazione

Se nel 2022 il Pil cinese è cresciuto del 3%, segnando una delle performance più deboli degli ultimi 10 anni (a causa soprattutto degli effetti della politica zero Covid, del crollo del settore immobiliare e di una debole domanda estera), lo stesso non si potrà dire per il 2023. Con la riapertura del Paese, grazie a una serie di norme introdotte a dicembre, l’economia del Dragone dovrebbe tornare a crescere in maniera più significativa rispetto all’anno appena trascorso (il Politburo ha stimato una crescita del Pil del 5%). Ma quale potrebbe essere l’impatto di questa apertura sull’inflazione? La risposta a tale domanda è tutt’altro che semplice. Per molti analisti la riapertura della Cina potrebbe essere “inflazionistica” per via di un aumento dei consumi, di una possibile carenza del personale e per un incremento della volatilità dei prezzi delle materie prime.  Innanzitutto a causa dei continui lockdown degli ultimi tre anni, le famiglie cinesi hanno ora molto denaro nei loro conti correnti. Questo tesoro è stimato a 14,8 trilioni di RMB. Di conseguenza, una domanda repressa, i tassi sui mutui e sui prestiti a livelli bassi e l’elevato risparmio potrebbero stimolare di nuovo i consumi.

Valore totale dei conti correnti delle famiglie cinesi (2016-2022)

Inoltre, nel Paese asiatico il mercato del lavoro potrebbe essere interrotto da nuove ondate di Covid. Uno studio ha mostrato che con i vaccini cinesi Sinovac e Sinopharm (i più somministrati in Cina), rispetto a quelli occidentali, si ha il doppio delle possibilità di riammalarsi di Covid-19. Con queste premesse, alcuni analisti stimano che, a seguito dell’allentamento delle politiche zero-Covid e con i festeggiamenti del Capodanno cinese, i casi di nuovi positivi potrebbero tornare a crescere. Le aziende, in particolare quelle manifatturiere, dovrebbero così cercare nuovo personale per coprire le assenze per malattia. Ciò renderebbe il mercato del lavoro molto instabile e di conseguenza si verificherebbero problemi legati all’offerta (quest’ultima potrebbe non tenere il passo della domanda). Infine l’esplosione del gasdotto Nordstream e le continue sanzioni da parte dell’Occidente contro la Russia hanno reindirizzato verso la Cina l’esportazione del petrolio russo. La Cina sta avendo un vantaggio in quanto può acquistare petrolio a prezzi scontati rispetto a quelli mondiali. Questo vale anche per tutte le materie prime, ma poiché la Russia ne è il più grande esportatore al mondo e la Cina il più grande importatore, i prezzi delle materie prime potrebbero essere più volatili. Secondo altri analisti, invece, i benefici che si otterranno a favore delle supply chain faranno in modo che la riapertura non farà surriscaldare l’economia e con la riduzione dei colli di bottiglia i prezzi calerebbero. Si veda infatti come dal culmine della pandemia, quando i noli marittimi erano aumentati fino a 10 volte, i flussi di traffico nei porti si stiano normalizzando. Dunque ancora non è ben chiaro quale sarà l’impatto della riapertura cinese, ma potrebbe essere uno degli eventi macroeconomici più importanti di questo 2023.

Fonti: Gavekal Research, Statista,J.P.Morgan, NS Partners

Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.

Nota settimanale 27.01.2023

  1. Panoramica macro
  2. La riapertura cinese e l’inflazione
  3. Il futuro dei computer quantistici

 

 

 

 

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Antonio Mira
CHIEF FINANCIAL OFFICER, MEMBER OF THE EXECUTIVE COMMITTEE

Antonio Mira joined NS Partners in 2006 as Group Chief Financial Officer. He heads the corporate functions and is involved in coordinating and implementing the decisions of the Executive Committee.
An experienced bank auditor, Antonio started his career in 1995 with Arthur Andersen, where he worked for some 7 years before joining Ernst & Young in 2002 as a Senior Manager.
Antonio is a Swiss chartered accountant and a Business graduate of Lausanne University (HEC).

Sébastien Poiret
DEPUTY HEAD OF WEALTH MANAGEMENT

Sébastien Poiret joined NS Partners in 2008 and manages funds of hedge funds and private client mandates. He also oversees the development of the Group’s offices in Mauritius.

Prior to joining NS Partners, he served as a Trader, Head of Manager research and Portfolio Manager in the USA and Switzerland for a single hedge fund (1998-2004) and for Optimal (2004-2008), Grupo Santander’s fund-of-hedge funds operations.

Sébastien holds a Bachelor’s degree in Corporate Finance from the ESPEME Business School (EDHEC Group) and an MBA in Finance and Economics from the Institute of Business Administration, both in Nice.

Abir Oreibi
BOARD DIRECTOR

Abir Oreibi joined the Board of the NS Partners Group in 2018, where she brings her truly international perspective and rich experience.
Among many other ventures, Abir set up Alibaba.com’s first European office. After living and working in Shanghai, Hong Kong, Bangkok and London, she now lives in Geneva, where she is CEO of Lift Events, an organization that identifies technology trends, their business and social impact through the organization of events and open innovation programs. Issues related to the challenges and opportunities created by new technologies as well as the strategic responses from organizations are at the heart of Lift’s activities.
Abir holds a BA in Political Sciences from the University of Geneva. She is an investor, and member of advisory and innovation boards.

Romain Pidoux, CAIA

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Romain Pidoux joined NS Partners in 2011 and heads the Group’s Risk Management.
He started his financial career in 2005 as Head of Quantitative Analysis for a Swiss Family Office, selecting funds and managing portfolio allocation. In 2008, he switched to the alternative world and joined Peak Partners as hedge funds analyst.
He is a Chartered Alternative Investment Analyst (CAIA) and holds a Master’s degree in international relations from the Graduate Institute of International Studies at Geneva University.

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