Banca Centrale Europea: probabile nessun cambio di rotta
Lo scoppio del conflitto in Ucraina cambierà i programmi su diversi fronti, poiché l’economia europea potrebbe registrare una minor crescita, ma probabilmente ciò non riguarderà la Banca Centrale Europea. Nell’ultima riunione la BCE ha annunciato che il tapering, ovvero il drenaggio della liquidità dal sistema economico, dovrebbe proseguire nel 2022.
Si consideri che negli ultimi due anni il bilancio della BCE è aumentato soprattutto con emissioni a condizioni agevolate, prossime alla scadenza, e di natura emergenziale: da un lato abbiamo le TLTRO, ovvero le operazioni di rifinanziamento a lungo termine, e dall’altro il PEPP, il programma di acquisti avviato con la pandemia. Le emissioni delle prime termineranno a Giugno 2022 e al momento la BCE non ha espresso la possibilità di lanciare una nuova tranche. Le TLTRO sono importanti per il sistema, poiché sono dei prestiti con un tasso agevolato al -1% destinati direttamente al sostegno dell’economia reale. Gli acquisti del PEPP, invece, dovrebbero terminare a Marzo, ma, a differenza di quanto previsto nei mesi scorsi, non sarà sostituito con un aumento dell’ordinario Quantitative Easing (APP). Quest’ultimo, al contrario, potrebbe terminare già nel terzo trimestre. Soltanto sul fronte dei tassi la Banca Centrale dovrebbe mantenere ancora un atteggiamento cauto: solo un mese fa gli analisti si attendevano uno o due rialzi, ma probabilmente nel 2022 il tasso sui depositi rimarrà fermo in territorio negativo, pari a -0,50%. Il motivo per cui l’Istituto potrebbe non prolungare la durata delle politiche espansive è legato ai forti livelli di inflazione. In Europa quest’ultima è determinata principalmente da problemi sul lato dell’offerta e le politiche monetarie non avrebbero molto spazio per sostenere la domanda senza causare spirali inflazionistiche. Secondo alcuni analisti, inoltre, l’invasione russa in Ucraina dovrebbe pesare sulla crescita dell’Eurozona tra lo 0,3 e l’1% del PIL nel 2022 e una delle componenti più strutturali dell’inflazione, ovvero i salari, non sta ancora avendo un impatto. In ogni caso, a sostegno dell’economia, riteniamo che le politiche fiscali siano più importanti: la possibile emissione di nuovi Eurobond, ad esempio, potrebbe essere una buona soluzione, poiché rappresenterebbe una “mutualizzazione” dell’impatto economico causato dalla scarsità dei metalli industriali, dell’energia e dei beni agricoli, come è già stato per la pandemia.
Fonti: NS Partners Research, Bloomberg, Wall Street Journal, ecb.europa.eu, Il Sole 24 Ore
Di seguito l’ultima nota settimanale del nostro ufficio di Milano.
Nota settimanale 11.03.2022
- Panoramica macro
- Banca Centrale Europea: probabile nessun cambio di rotta
- I paesi del golfo per una migliore diversificazione
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